C'era una volta in Paolo Sarpi

Gnomi

Gli gnomi sono tra le creature del folklore che adoro.

Nel corso del tardo Ottocento e Novecento l’iconografia di piccole creaturine con cappellini rossi è diventata una familiare costante soprattutto sotto le feste natalizie, ma aveva riguardato solo astratte idee di fatine e folletti che aiutavano Babbo Natale.

Lo gnomo deve la sua fortuna a Rien Poortvliet, autore olandese di un libro illustrato dedicato a lui: il segreto degli gnomi edito in Italia da Bur. Uno dei libri illustrati più belli che si possano trovare ancora in giro. L’immagine che questo libro da degli gnomi è quello che si trova largamente nella cultura popolare. Aspetto anziano e saggio, vita boschiva e miniaturizzata, un piccolo popolo molto industrioso, in armonia con la vita delle grandi foreste che abitano.

Insomma, c’era abbastanza materiale per permettere ad Arthemysia di includere tra i suoi studi anche gli gnomi.

Gli gnomi armati di C’era una volta in Paolo Sarpi

Nel vasto mondo di “C’era una volta…” ci sono tantissimi popoli diversi che vivono un po’ ritirati rispetto ai danni ambientali che l’umanità sta facendo. Uno di questi sono gli gnomi.

Apparentemente gli gnomi sembrano innocui, ma Arthemysia li ha classificati come tra le creature più pericolose che si possono incontrare. Questo perché sono molto territoriali e agguerriti.

Si dividono in due gruppi: gli gnomi dal cappellino verde, che sono quelli che corrispondono alla descrizione più tipica: cauti, canuti, saggi, guardinghi, e sarebbero la maggior parte.

Poi ci sono gli altri, quelli col cappellino rosso.

Questo perché devono essere visibili come segno di allarme: sedici centimetri di altezza slanciati verso il basso, gagliarda ferocia, ascia di selce, urli di guerra e in sella alle lepri. Nessuna creatura in mezzo a un bosco si sognerebbe di infastidire quella piccola cosa con il cappellino rosso che si aggira tra le brughiere o le felci, pronte a difendere la loro comunità di cappellini verdi. Il loro linguaggio è segreto, ma risultano comprensibili agli umani con suoni, versi e rumori.

Arthemysia ne ha uno e lo tiene in un grosso terrario, ben chiuso lucchettato ritualmente. Lo Gnomo – di cui non conosciamo il nome perché, appunto, gli gnomi non parlano con le persone- sembra in realtà del tutto a suo agio nel suo terrario in un appartamento scalcagnato di ringhiera nel centro della vecchia Milano.

“Wow! Quindi è questo uno gnomo!” Tamburellò sul vetro; lo gnomo selvatico agitò minaccioso l’arma. “Senti, è normale che prima mi ringhiava contro tutto nudo?”
“Certo che è normale.” Arthie alzò gli occhi al soffitto. “Lui è a casa sua, tu no.”

Avevo anche realizzato una storia breve a fumetti senza baloon, con uno gnomo armato che adottava un bimbo troll o simili. Anche se sono feroci, territoriali e agguerriti, gli gnomi fanno parte di quelle genie di creature che si prendono cura dei bambini e aiuta i viandanti che si perdono per strada… se non sono fastidiosi o pericolosi.

Gnomi

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