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Lettura

Il problema di leggere “poco”

Negli ultimi anni ho letto molti testi di diverso tipo, ma ho notato un personale calo di attenzione e di facilità nella lettura.
Faccio fatica a leggere testi che so che mi interessano molto, ci metto un po’ di più a finire un libro, e quello che leggo a schermo mi accorgo volatilizzarsi dopo poco. So che questa fatica è una sensazione diffusa, perciò nei prossimi giorni creerò un piccolo sondaggio al riguardo.

Mi sono chiesta: perché?

È un problema legato alla fruizione dei testi tramite dispositivi elettronici, l’anzianità che avanza, o c’è qualcos’altro?

Non ritengo sia dovuto al lockdown: ho notato il mio problema già nel 2019, e soprattutto nel primo lockdown avevamo tuttə la testa altrove.

È stato del tutto normale e comprensibile non avercela fatta a raggiungere un obiettivo che ci si era posti durante il 2020.

Libri su comodino da leggere, o già letti.
Uno dei miei affollati comodini.

Mia madre per esempio legge di tutto, e macina libri molto velocemente. Ho amicizie che leggono a schermo anche i fumetti senza problemi, felici di continuare le loro serie preferite senza l’ansia di dove metterle in casa. Conosco persone che leggono praticamente solo un autore, altre che non leggono proprio. Ho incontrato persone che scelgono le loro letture sulla classifica di un certo quotidiano, o che il prezzo non deve essere inferiore a X. Chi legge solo manga, o i gialli, o si è specializzato in testi ormai introvabili, o romance, o saggi scientifici. E chi compra solo un libro in quel momento famoso, e fruisce dal web per stare sul pezzo nelle chiacchiere con gli amici.

Quale che siano i motivi di ciascuna persona, mi sono accorta di non essere l’unica ad avere gli stessi due problemi:

  • Lentezza nella lettura.
  • Sensazione di volatilità del contenuto.

Non ritengo colpevole solo il formato elettronico come ogni male del mondo cartaceo. Ho riflettuto sulla mia condizione e ho analizzato le categorie di testi che ho fruito in questi ultimi mesi.
Principalmente, ho letto saggi storici e manuali di vari argomenti scientifici, qualche fumetto, ho iniziato una decina di romanzi.
Sì, sono una di quelle persone orribili che nessun artista vorrebbe mai come lettrice, perché seguo più libri contemporaneamente. A seconda del formato, e di quello che sto facendo in quel momento, il volume ha una sua posizione anche nello spazio e nel tempo. Un titolo lo metto in borsa, uno sul comodino, un altro sta sul tavolo da lavoro e via. Ognuno ha un suo ruolo.
Ma non sono tutti libri di carta, né li ho comprati.

Il mio libro.

Negli ultimi due anni ho consultato tantissimi libri grazie alle biblioteche, sia in formato elettronico che cartaceo.
E di entrambi, ho sempre la stessa sensazione: volatilità e lentezza.
Quindi non è qualcosa che dipende dalla carta, o dal bit. Il motivo della fatica a leggere è un altro.
La mia conclusione è i libri non mi appartengono: una volta finito il periodo di prestito, si smaterializzano e tornano con gli altri. Oplà.

Nel mio caso, è perché non posso stivarli come nocciole e riprenderli quando so che posso dedicargli il tempo necessario. Perché non posso sottolinearli, piegare le pagine a fisarmonica, buttarli nello scaffale che in quel momento ritengo opportuno, infilarci un pezzo di carta con gli appunti e, qualora prenda note, non so riconoscere al volo il punto che mi serve, come invece capita coi miei libri. E questo appesantisce la sensazione ansiosa per leggere.
Ma ricordo perfettamente che, leggendo un manuale di archeologia del vicino oriente, avevo la netta sensazione che se avessi potuto permettermi la spesa per quel volumone che aveva la stazza di un plumcake di 14 metri, mi sarei ricordata anche le metrature dei palazzi.

Un secondo fattore che ho individuato è la discontinuità di giornata.
I miei orari sono del tutto svaporati, con imprevisti a ridosso dell’ora. E negli ultimi anni, con questi imperdibili lavori precari che ti chiamano per dirti che hanno bisogno di te adesso, il tempo si è mischiato e il lavoro ti prosciuga. Non ho quindi nessuna finestra di tempo abituale e personale per fare cose.

Come riparare?

Non ho una soluzione universale. Ho analizzato la mia situazione e ragionato da archivio e sono arrivata a delle mie conclusioni personali, che condivido perché potrebbero essere utili.

  • Innanzitutto, non colpevolizzarsi per non leggere quanto vorremmo: non è colpa nostra se non abbiamo il tempo da dedicare.
  • Nella mia situazione particolarissima, poi, ho deciso di prendermi il mio tempo. Tutto ciò che nel 2020 è rimasto sospeso e attardato causa burocrazia lo sto chiudendo per archiviarlo a maipiù.
  • Ho cercato un gruppo di lettura, che per me è una cosa nuova. Ora ho un libro in più al mese, che mi obbliga a focalizzarmi così da poterne chiacchierare con il gruppo.
  • Ho creato un quaderno tascabile per gli elenchi degli autori e delle autrici che mi piacciono. Segno i testi, le saghe da completare e i titoli che scopro che vorrei leggere.
  • Metto il telefono lontano, e do l’ordine mentale di consultarlo a fine capitolo. Non perché dipendente visceralmente dalle notifiche, ma perché le notifiche sono strutturate per distrarci. La mente ha bisogno di qualche minuto per concentrarsi e prendere il ritmo.

Ma leggiamo davvero poco?

Mi sono accorta che da questo conto ansioso non tenevo invece conto degli articoli che leggo durante la giornata, delle voci che consulto, dei post. In effetti, senza accorgercene facciamo davvero molta lettura durante il giorno, ma sono di cose che potremmo dire utili, o curiose, che appena esauriscono il loro destino le rimuoviamo. Ma in qualche modo restano sedimentate.

L’importante quindi non è quante pagine leggiamo, ma di ricordarci dove recuperare l’informazione.



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