Cinema

Distopica utopia: Mad Max Fury Road

Qualche sera fa ho rivisto con piacere Mad Max Fury Road, che non vedevo dalla sala del cinema: è invecchiato davvero molto bene!
Mad Max è una saga che che sa di ruggine, polvere, sole allucinato e ferro. In casa mia circola tutte le volte che passa su reti scalcagnate da che ho memoria. La prima pellicola è del ‘79, la terza dell‘85, e nulla più… fino al 2015 quando è uscito Fury Road. Le vicende di Mad Max si svolgono in un futuro distopico, desertico, nuclearizzato. Le risorse stanno scarseggiando e l’ordine è gestito da signorotti locali contro bande di criminali che imperversano sulle strade. Ma c’è qualcosa che in Mad MaxFury Road è davvero diverso rispetto ai capitoli precedenti, e che lo ha reso un titolo davvero più soddisfacente rispetto alle decine di capitoli tardivi di altri merchandise: è davvero una pura distopia lanciata come una strada verso un’orizzonte desertico privo di svolte? Si tratta solo di personaggi sopra le righe alla guida di mortali inseguimenti?
Rivederlo dopo che per la tesi ho studiato anche parte della storia delle utopie e distopie è stato molto interessante, perché ho notato particolari che mi erano forse sfuggiti a una prima vista. Particolari che in effetti possono riposizionare Mad Max, rendendolo un titolo molto più di frontiera rispetto ai suoi capitoli precedenti, oltre il suoi essere una chiassosa e rugginosa distopia. Ora, prima di procedere con la lettura del post, se non hai visto Fury Road corri a vederlo perché da qui in poi è tutto spoiler a perdita d’occhio.

Visto? Bene, partiamo.

Mad Max, si è detto, rientrava nella distopia e del post-apocalittico nucleare. Tutta la struttura sociale di Mad Max si basa proprio sul fatto che le risorse sono azzerate in un orizzonte perpetuamente desertico. Ci sono piccole enclave di signorotti che spadroneggiano, dove Max sarebbe il protagonista gagliardo che ha il ruolo di schiaffeggiarli creativamente. Il trionfo di costumi assurdi, giacche di pelle, cinghie e cose a caso: se in effetti devi vivere nell’Apocalisse nucleare, tanto vale farlo con stile. Lontano anni luci dai futuri con gli abiti minimalchic stirati e pettinati.
In Fury Road invece Miller fa una giravolta che ribalta non solo il suo ciclo, ma potrebbe ribaltare tutto il comparto unito di distopia e utopia.
Innanzitutto Max non è più protagonista solitario, ma è co-protagonista con Imperatrice Furiosa, e lo avevamo visto subito dalle locandine:

Mad Max fury road - locandina

Poi, in questa specifica pellicola non è più importante chi sia Max: Max può essere chiunque.

Non è più IL Max Rockatansky con la faccia di Mel Gibson, è un Max (Rockatansky?), addirittura lui dice solo “Mi chiamo Max […] una volta ero un poliziotto”. Ci da subito le informazioni che ci servono per iniziare il film: nome, qualifica, situazione del suo mondo e sulla sua precaria lucidità.

Mad Max fury road - My name is max

Dopo l’apocalisse nucleare: Mad Max

In questa scelta di allargare l’identità di Max a ogni spettatore che in un postapocalittico si immedesima sempre nell’eroe, duro e puro, viene affiancato vari personaggi che non si pongono però sotto la sua egida, ma ai lati cooperativi della sua azione, che diventa corale. I protagonisti sono spesso del tipo cavaliere solitario. Hanno un loro codice d’onore che li sgancia dall’essere percepiti come parte dell’ordine violento costituito e che permette loro di relazionarsi con personaggi che necessitano del loro aiuto. Possono farlo perché non hanno una reputazione da paladino da tutelare. In questo caso però è Max che parte svantaggiato, diventando poi, appunto, parte di un coro.
Max infatti non è l’eroe, è il co-eroe. Capita assolutamente per caso nella vicenda eroica di Imperatrice Furiosa, e questo è ciò che ha destabilizzato buona parte del pubblico maschile che non era proprio prontissimo a vedere un Max e due pazzi alla guida della blindocisterna.

Non abbiamo bisogno di altre informazioni. Mondo postapocalittico, nuclearizzato, deserto, turbocafoni alla guida di piccole enclave militarizzate e folli che vivono ossessivamente di armi e di benzina. Non sono però più le strade esterne ostaggio di bande, ma la tirannia allargata che emana dalla Cittadella di Immortan Joe. Tra le varie tirannie posturbane, ci sono questi enormi e sconfinati non-luoghi.

Il cattivo della faccenda è Immortan Joe, un turpe anziano tiranno che tiene in scacco i suoi lavoratori mutilati e affamati perché monopolizza l’acqua potabile. Mantiene rapporti con altri due tiranni in un’economia disastrosa basata ossessivamente su benzina per i loro mezzi pesanti e armi per difendere il proprio potere. Un post apocalittico dove lo sperpero di risorse è di casa:

Mad Max Fury Road - guitar boy
Ma comunque per questo specifico caso ne valeva la pena.

In mezzo, tutto questo piccolo esercito di relitti umani costretti ad assieparsi ai loro piedi, scalzi, affamati, rotti, spaventati, dilaniati e deformati dalle radiazioni nucleari. Immortan Joe riesce a mantenere il controllo grazie a una classe subalterna chiamata Figli della Guerra, giovani uomini completamente deumanizzati. Anelano alla sua figura, flippati e pronti a battersi per lui. Interessante è il lavoro fatto sul linguaggio, che raffigura nella parlata dei personaggi il tracollo civile. I personaggi non sanno più dare un nome preciso a oggetti, ruoli e avvenimenti, né fare il computo del tempo. Il posto verde, le molte madri, settemila giorni, Piantatore di Morte sono tutti nomi composti da concetti e autoattribuiti.

E qui finisce la quota di postapocalittico, e comincia la quota di distopia.

Mad Max: distopia radioattiva di sabbia e polvere da sparo

La trama è semplice: Imperatrice Furiosa, alle (ex) dipendenze di Immortan Joe e mutilata del braccio sinistro, sta scappando alla guida di una blindocisterna e Immortan Joe la insegue coi suoi figli della guerra. Uno di essi, Nux, sta trascinando con sé Max. Max è lì praticamente per sbaglio. E potrebbe già finire così. Due sganassoni ai cattivi, giacche di pelle, piroette, esplosioni, inseguimenti in moto/auto/ cose con più aculei che ruote, e tornavamo a casa felici. E invece no. C’è un concetto distopico che si insinua allargando la distopia di Mad Max: abbiamo già visto per tre film deserto e catene. Cosa mancava?
Lo scopriamo grazie a Imperatrice Furiosa. Lei ha rubato ciò che Immortan Joe ha di più prezioso: le mogli, ragazze dalla bellezza eterea possedute dal tiranno.

La distopia non è solo un brutto futuro. E’ un brutto futuro in cui può essere presente anche il controllo totale del corpo femminile ai fini di riproduzione. È un tema che nelle distopie è spesso sul banco, gestito soprattutto da autrici.
Qui si inserisce perché in un mondo sconquassato dalle radiazioni nucleari avere molti figli sani è uno status symbol. Questo elemento diventa centrale e propellente per le azioni di un gruppo (Max- Furiosa – le mogli- Nux) che invece collaborano al solo scopo di liberarsi, distruggere Immortan Joe e cedono al bisogno di credere che sia possibile una personale redenzione. Non è più uno sfondo celebrativo solo delle azioni del singolo protagonista, ma assume una forma corale slanciata alla determinazione dei singoli che la subiscono.

Il modo che i personaggi maschili hanno di rapportarsi a questo gruppo di donne è la misura della distopia. I figli della guerra non possono avere mogli (possederne una è un privilegio), non mettono in discussione mai il ruolo di Immortan Joe e dei suoi figli superstiti. I figli della guerra sono deumanizzati nel loro ruolo militare e servile, le mogli sono deumanizzate come bene di proprietà del tiranno ai fini riproduttivi. Entrambi hanno una speculare sottomissione al potere e sono sfruttati fino alla morte. Ma sono le mogli che riescono ad architettare un modo per fuggire e, vedremo, liberare anche i Figli.

I temi tipici della distopia sono raffigurati e ripetuti dalle tre frasi che le Mogli lasciano scritte a Immortan Joe per autodeterminarsi:

  • I nostri bambini non saranno figli della guerra.
  • Chi ha ucciso il mondo?
  • Noi non siamo cose.

Vogliono riprendersi la loro umanità.
L’altro elemento molto importante che determina il ruolo delle Mogli è la loro presa di posizione nel non perpetrare atti violenti a loro volta, che sembra folle in una realtà dove prima si spara e poi si fanno le domande.
Tutte le loro azioni infatti sono corali, collaborative, protettive o pacificatrici. Non sono però innocue, anzi. Quando devono fermare Max lo fanno assieme, quando devono salvarlo si coordinano, ma soprattutto pongono spesso la domanda: allora chi ha ucciso il mondo? Che assume valore ecologista, valore che nelle narrazioni di manipolazione temporale (utopie/distopie/ucronia) è stato spesso associato ai personaggi femminili e che ha il potere di frantumare l’eterno presente che vivono, perché quello che chiedono davvero è : cosa è successo e come lo supereremo?
Mentre le figure maschili sono tutte solitarie e necessitano di mostrare aggressività per sopravvivere in questo sistema schiacciatamente patriarcale e maschilista, le figure femminili sono collaborative tra loro. L’anziana ha protetto la fuga delle Mogli che alza il fucile contro Immortan Joe. Imperatrice Furiosa è stata convinta da Angharad / Splendid a guidare la blindocisterna. Le anziane Vuvalini accolgono e seguono poi Imperatrice Furiosa nel ritorno: non esiste mai un momento in cui una è gelosa di qualcosa di un’altra.

Ribellarsi al Tiranno: prendersi il proprio nome

La distopia prevede che i personaggi vivano in un sistema per noi insopportabilmente ingiusto e duro, ma non è detto che ne prendano atto. In questo senso quindi la storia può snodarsi all’infinito senza che il mondo attorno ai personaggi cambi. Oppure, perché questo succeda, si devono adoperare per innescare un cambiamento che porti alla presa di coscienza di avere un’identità o un simbolo. In Mad Max, i figli della guerra si riuniscono sotto il simbolo del volante col teschio. Simbolo che deve essere infranto perché possano avere il proprio nome.

Il tema dell’identità e della ribellione alla disumanizzazione infatti si attua tramite due personaggi secondari. Angharad è il nome con cui le altre mogli chiamano la favorita di Immortan Joe, che invece la chiama Splendid. È la bellissima leader non nominata del gruppo, colei che ha convinto Furiosa a prendere parte al suo piano di fuga. Madre e regina senza corona che determina con le sue parole la politica di cooperazione nel gruppo, dal ripudio delle uccisioni alla gestione dell’acqua. Il fatto che le altre la chiamino con un nome diverso ne segna la sua volontà di riprendersi l’identità lasciando quella di Splendid nella Cittadella, come appunto una cosa dimenticata.

Il secondo personaggio è Nux, figlio della guerra che viene abbandonato da Immortan Joe appena gli sembra inutile. Lasciato completamente smarrito e snudato del suo ruolo e identità, Nux viene raccolto da Capable, una delle Mogli, e accolto nel gruppo.

Ammirami

È proprio grazie a Nux che si avvia il processo di de-stopizzazione del film. Grazie a Nux si superano alcune difficoltà tecniche. Si saggia la durezza della distopia dove lui non ha mai visto un albero e lo chiama “quella cosa là”, che è costretto a demolire per salvarli. L’aver accolto qualcuno che sembrava così respingente, avversario e antipode è cruciale. Nux, le sue capacità e il suo essere, permettono al gruppo di procedere.
La collaborazione tra tutte le parti del gruppo ha un ruolo importantissimo. Il protagonista, Max, retrocede di un passo dal suo personaggio di cavaliere solitario e adulto, per inserirsi in un concerto di ruoli. Ruoli che sono rappresentati da ragazze, da una donna disabile, da un ragazzo reduce che era stato giudicato irrecuperabile, e un uomo adulto.

Nux ha infatti l’importantissimo ruolo di comunicare allo spettatore che nessun ragazzo cresciuto in un contesto di desumanizzazione totale è davvero perduto.

Noi non siamo cose

I ruoli femminili sono qui tipici della fantascienza storica. Abbiamo le madri natura salvatrici che pongono un’idea di matriarcato armonico come meglio performante rispetto al sistema maschilista- schiavistico basato su benzina e armi. Matriarcato che è stato decimato e distrutto.
Non sappiamo come, presumibilmente essendo le Vuvanili agguerrite non erano solo fragili creature salvifiche, ma hanno avuto la peggio a causa della distruzione naturale. Vi è un tema infatti che sembra appartenere solo alla fantascienza, ma che ha i suoi effetti nella realtà: i diritti. Quando le donne vengono private dei diritti più elementari, la loro società è destinata a collassare. Nella fantascienza viene rappresentato con il dispositivo narrativo della ultradominazione della maternità per dare figli sani alla patria e al padrone. Nella realtà, alle donne a cui viene impedita la scolarizzazione si impedisce di prendersi cura dei propri figli piccoli (leggere le istruzioni dei medicinali) e alla gestione di una attività per sopravvivere.
Vi è il ruolo della donna dispensatrice di saggezza e guardiana della biodiversità, con la sua borsa piena di sementi, ma non basta. Servirà qualcuno che sappia come tirarli su. Per questo rientra importantissimo la rappresentatività delle persone anziane, che ricordano il mondo prima: ci sono davvero un sacco di anziani, e le ragazze hanno una loro corrispondenza ciascuna nelle Vulavini, come se avessero d’improvviso la prospettiva di infrangere l’eterno presente e invecchiare.
Ci sono le ragazze che si autodeterminano e le anziane che le proteggono. Che accolgono e hanno il potere curativo di ri-dare l’identità ai personaggi maschili. Vi è la Madre di Tutti, cioè Angharad, e l’Amazzone, cioè imperatrice Furiosa, che si batte come e con gli uomini.

Mad Max fury road - Max e Furiosa

In questo contesto quindi diventano importanti due ulteriori scelte. I ruoli di pacificatrice e completamente inette alla battaglia delle mogli da un lato anche se per questo non ci si sottraggono, e la totale mancanza di qualsivoglia legame amoroso tra i protagonisti: due adulti che per necessità devono cooperare dopo aver cercato di accoltellarsi a vicenda. L’unico legame para-sentimentale è tra Nux e Capable, che non ha però il tempo di realizzarsi, nonostante Nux venga accolto dalle Vuvalini.

Infine vi è il completamento della giravolta: Max letteralmente inverte la rotta, tramutando la distopia in una utopia.

Attraversare la Frontiera: Mad Max verso l’utopia

La frontiera tra utopia e distopia si manifesta con Furiosa. Lei scopre che ciò che aveva promesso, il Posto Verde, è andato completamente distrutto e tentano il viaggio oltre il deserto del sale. Max le insegue e mette davanti la realtà. Oltre il sale non ci sarà niente, quindi si deve tornare indietro, a casa. Nell’unico vero posto verde rimasto: la Cittadella dal quale erano scappati, che grazie all’acqua ha ancora dei luoghi, seppur scarni, di coltivazione.

Il gruppo quindi fa inversione totale, cambio di rotta, ritorna indietro. In questo modo abbandona la distopia e innesca l’utopia: un’utopia in divenire, femminile, femminista, che vede le Mogli, ormai libere, tornare alla Cittadella seguendo Furiosa, riuscendo a sconfiggere tutti e tre i tiranni e le loro bande. Hanno il cadavere di Immortan Joe e le sementi per far ripartire la comunità. Aprono l’acqua e affrancano anche i giovanissimi figli della Guerra. Si vede molto bene: tutti loro voltano la testa verso il figlio di Immortan che li teneva in scacco. Ormai sono consapevoli che non c’è più nessuno dei guerrieri primari a dominarli.

Nell’ultima scena infatti si vede Max che non sale con Furiosa sulla pedana, ma anche lui si affranca, a suo modo, dalla prigionia della Cittadella. È stata quindi la rivolta di Agharad, a cui Furiosa ha prestato il volante, Max il ritorno, Nux l’aiuto, le Vulanini le sementi a liberare i Figli e le persone affamate. Furiosa reclama il suo nome, ancora. Si presume che grazie all’acqua e alle tre idee delle mogli riusciranno a creare un nuovo Posto Verde, questa volta meglio difendibile. Qualsiasi cosa sarà diverso da ciò che hanno governato i tre tiranni morti nel non-luogo. Ma distopia o utopia, quindi?

La distopia di Mad Max è passata a utopia separatistica (il posto verde come luogo separato dominio femminile, ideale da raggiungere) diventa un’utopia realizzabile. Questo grazie a Furiosa che salda il Posto Verde dove già vive una comunità anche maschile che può essere salvata, non va altrove. Una distopica utopia, una narrazione che resta nella sterminata frontiera tra l’aver chiuso una distopia e aperta la possibilità di realizzare un’utopia.

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