C'era una volta in Paolo Sarpi

Question Time – C’era una volta in Paolo Sarpi

Buongiorno!
Un paio di giorni fa ho avuto l’idea di lanciare una storiella su IG per raccogliere quesiti su C’era una volta in Paolo Sarpi.
Dato che ne avevo già una in “sospeso” – cioè persone diverse in momenti diversi me l’hanno posta con formule diverse- ho pensato di fare un raccolto.

Non sono tante, eccole:

Il libro [C’era una volta in Paolo Sarpi] è unico?

Sì, la vicenda raccontata nel libro è autoconclusiva.
Ho lasciato solo due finestrelle appena aperte per lasciare a chi legge l’idea che un paio di personaggi non hanno esaurito la loro storia all’ultima pagina, ma per loro le cose procederanno. Se bene o in male, chissà.

La copertina è bella! / L’hai fatta tu?

Questa è stata la mia prima ‘grossa’ copertina, e sì, l’ho disegnata e colorata.
Arrivo dai fumetti, dove la regia e le inquadrature possono essere molto più dinamiche delle illustrazioni. Io uso la linea chiara alla francese, quindi un disegno pulito che non prevede neri netti e lascia tanto spazio ai dettagli.
In questo caso, l’originale è un disegno a matita su carta, che poi ho scansionato e colorato con photoshop. La matita che uso come nero è la Palomino Blackwing.
Sono molto contenta di come sia venuta bene la stampa, perché dal vivo si vedono tantissimi particolari che metto sempre e che anche a schermo mi sembravano minuscoli, e soprattutto l’equilibrio tra i blu e il giallogiallissimo del titolo!

Ci sono combattimenti?

Sì, ci sono. Una cosa che ho voluto rappresentare era lo spaesamento di qualcuno che, anche se può scagliare incantesimi, si trova davanti un combattente di arti marziali: sono due filosofie dello scontro molto diverse.
Tuttavia non sono tanti, né la storia verte proprio sull’azione scazzottona, anche se è un elemento narrativo che mi piace molto.
Ho preferito dare spazio alle biblioteche e alle ricerche d’archivio… finché era possibile non prendere a ceffoni qualcuno.
Per gli scontri ho mischiato la mia poca esperienza di scherma medievale – ho avuto un bravissimo maestro – con accortezze da “cinema”. Ho messo in scena infatti delle scaramucce pianificate in modo da massimizzare l’enfasi su particolari spettacolari, magari anche fanfaroni, e dinamiche avvincenti, ma non ho ricercato uno spinto realismo più realista del re. Questo perché arrivo dal fumetto, dove l’enfasi dei combattimenti è molto maggiore rispetto a quella di un testo scritto, ed è apparentata molto più stretta col cinema: in entrambi i casi, le scene sono pianificate per esaltare salti, gesti ampi, cadute teatralizzate.

C’è del romantico?

Non tantissimo perché la storia gira attorno a una situazione molto ansiosa per la protagonista, Arthie, e il legame principale che ho voluto mostrare è l’amicizia, non l’amore romantico.
Anzi, il paradosso col senno di poi è che ho notato che l’amore romantico viene portato avanti più dai personaggi secondari (che sono molti maschili), perché Arthie è divorziata e deve badare a sei cuccioli piumati imbizzarriti.
Chissà poi.
Le altre forme d’amore molto forti sono l’amore fraterno e quello cane – bipede.

Cosa sono i pezzetti all’inizio dei capitoli?

Sono dei falsi brani storici che ho inserito per inquadrare la storia dei magi su Terra. Sono lettere, trascrizioni, brani, “pietre tonanti” che per i magi – e quindi per Arthie – sono tra le tante fonti che possono consultare per la loro storia: non ci sono sorprese per chi legge, perché conosce le stesse informazioni che ha anche Arthie.
In questi brani ci sono due tipi di informazione: quella realmente storica (come per esempio quando nominano i Cambri e i Seri, che sono due termini antichi di origine latina che indicano gli abitanti del Galles e della Cina), e quelli fantastici (es. Biblioteca degli Astri, che non esiste). Questo perché la Storia dei magi è andata in parallelo alla nostra, nascosta, quindi gli avvenimenti hanno influenzato tutti. Se un termine vi incuriosisce, basta cercarlo su Google, o potete commetnare qui sotto, o anche scrivetemi!

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